Un lunedì di follia pensionistica

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Da brava ingenua quale sono, stamattina, 1 Ottobre 2012, me ne vado bella bella all’ufficio postale per spedire un plico per la partecipazione ad un concorso letterario. Sempre in linea con l’anima da project manager che ormai mi si è appiccicata addosso, mi ero organizzata fin da ieri per arrivare con il cedolino della raccomandata con ricevuta di ritorno completo in ogni sua parte. Così risparmio tempo, mi sono detta.

Tutta pimpante arrivo a destinazione.

E trovo il delirio. Una fila di anziani da far paura. Giorno di pensione, mi dicono.

E io: «Ma non dovevano farsela accreditare sul conto corrente come aveva detto Monti????».

Una tipa: «Non tutti, solo quelli che superano i 999,00 euro, gli altri lo fanno ma contemporaneamente, se hanno il conto BancoPosta, ritirano subito i contanti».

Oh Dio….

In quel momento aprono le porte. Ore 8:26. Cominciano gli spintoni e gli insulti in dialetto, tutti si fiondano alla macchinetta che eroga i ticket per fare la fila agli sportelli. E nel mezzo spuntano due suore che, a loro dire, hanno i primi biglietti. Come avranno fatto, visto che l’ufficio ha appena aperto, questo è un mistero….

Entro e prendo il biglietto per il settore della spedizione pacchi e prodotti postali. P0007.

Attendo. Cerco di approfittare per meditare in piedi con l’intento di:

1)      Non sentire più gli insulti che questi nonnetti si lanciano.

2)      Non sentire più certi olezzi di persone non particolarmente anziane che di prima mattina hanno fatto a botte con il sapone.

3)      Farmi passare l’incazzatura per il fatto che su 6 sportelli, 5 sono aperti e tutti dedicati alle lettere “A” e “E”, quelle dei pagamenti delle bollette e delle pensioni (o viceversa, non ricordo, presa com’ero a constatare che c’era gente che aveva tutti e due i codici, nel caso in cui una fila scorresse meglio dell’altra…).

Ad un certo punto, mi inalbero, vado dritta verso un’impiegata dello sportello e dico: «Scusi, ma non sarebbe il caso di far partire anche il codice “P”? Sa, qui c’è gente che dovrebbe andare a lavorare. Sono già le 9:00. In mezz’ora avete seguito solo le pensioni…..»

«Non è possibile.»

«Scusi? Come non è possibile???»

Nessuna risposta.

Poi scopro, con orrore, che il computer seleziona i codici e i numeri “da chiamare” in base all’orario in cui sono stati erogati. Quindi, considerando che prima di me avevo una sessantina di persone che avevano preso i codici “A” e “E”, si prospettava un’attesa snervante.

Nel frattempo, sempre inca***** nera, assisto a dei teatrini che hanno del grottesco:

a) Un vecchietto tutto contento fa per andarsene quando un altro gli chiede: «Ma te a che ora se venuto stamattina?»

« Alle 5:15.»

Sgrano gli occhi. E resto a bocca aperta. Cerco qualche sguardo amico intorno e trovo molto di più, due compagni di sventura che esclamano quasi all’unisono: e ho capito che la notte a quell’età n’se dorme, ma do ca*** vai alle 5:00????

b) Una vecchietta arriva allo sportello con un po’ di ritardo perché non aveva sentito chiamare il suo numero, una donna incinta la sollecita e l’aiuta indicando lo sportello verso cui andare, ma quella che veniva immediatamente dopo, secca e stitica stando alla faccia arcigna che si ritrovava, prova a superarla perché il contatore era già arrivato al suo numero. Una scena apocalittica. «Sbrighete, su cocca, mica c’ho tempo da perde, e da stamattina che sto ti qui!»

Rido per non risponderle male altrimenti l’avrei incenerita. La cattiveria degli anziani in certi contesti è disarmante. E francamente me ne frego se hanno un’età. Essere in là con gli anni non ti conferisce il diritto ontologico di trattare male gli altri, tuoi pari per giunta, e aspettarti sempre dei trattamenti di favore. Faccio notare che nessuno, e dico nessuno, si è alzato dalle sedie per l’attesa, per lasciare il posto alla donna incinta che era paurosamente grossa e affaticata. E vi assicuro che tutti erano arrivati a piedi o in bicicletta, quindi non stavano poi così malaccio.

Quando finalmente è arrivato il mio turno, me la sono cavata in 3 minuti di orologio mentre dietro c’era chi diceva: «Guarda ta questa, è arrivata dopo de me e me passa davanti!!!» No, scusa, pensi che sessanta persone le devono servire tutte prima di dare spazio a chi deve spedire o ritirare pacchi e deve correre a lavorare?????

L’unica maniera degna di superare quell’ora di follia pensionistica era affidarsi al conforto rassicurante di un dolcetto. Detto fatto, mi sono fiondata al bar.

Cornetto integrale con crema al caffè e cioccolatino perugina alla banana.

Il mio sistema nervoso ringrazia. Il mio giro vita un po’ meno, ma quando c’è vo’ c’è vo’!

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