Sapevo di te

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Non esistevo più, non era più possibile concepire un “me” senza “te”. Comunione di corpi e anime, dicevi che eravamo, incastro perfetto dei due pezzi mancanti dei nostri puzzle alla deriva, sussuravi negli attimi solo nostri. Io, foglio ingiallito dal tempo su cui la tua calligrafia incomprensibile ma dal tratto sicuro ha scritto di noi riscrivendo di me e di te. Capitolo nuovo dall’incipit spregiudicato ma dal finale incolore quando la violenza di certi profumi, nei momenti più impensabili, mi feriva il cuore ancor prima del naso, facendomi vomitare immagini di te fin troppo nitide e vibranti. Sapevi di erba, di fieno e di legno, sentori pungenti e penetranti, note di fondo del tuo essere maschio che si impossessavano di ogni mio senso e di ogni mio sentire. Eri entrato in ogni fibra del mio essere, avevi sfondato ogni mia resistenza, avevi riempito il mio corpo di te, la mia mente di te, la mia vita di te. Ero bulimica della tua presenza, la mia dolce ossessione, ti chiamavo. Eravamo il giorno e la notte, il bianco e il nero, il giusto e lo sbagliato, tutto e niente. Eravamo noi. Credevo. Pensavo. Speravo. In realtà eri tu più di me, su di me. Io, ombra senza corpo, assorbivo tutto di te, testimoniando il tuo passaggio ma mai la tua presenza. Perché sapevo di te. Intimamente e spiritualmente. Tu, però, non sapevi mai di me. Donna inodore e incolore, appendice senza senso.

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